Dopo l’assemblea della settimana scorsa vogliamo fare un riepilogo della situazione.
Il 3 agosto l’AD Di Salvo, in
call con il Ministero dello Sviluppo Economico, ha presentato il Piano
Industriale al Coordinamento FIM-FIOM-UILM Nazionale Italtel, alle RSU
Nazionali Italtel e ai rappresentanti delle regioni Lazio, Lombardia e Sicilia.
Il nuovo Piano Industriale 2022-2026
sembra una rivisitazione del precedente per quanto riguarda criticità, possibili
soluzioni… seppur con un’analisi più approfondita e, si spera, realistica degli
obiettivi da perseguire.
Le criticità individuate riguardano:
- la forte dipendenza dai clienti Telco (TIM, Fastweb, Telefonica…)
- la forte dipendenza sui prodotti a basso margine
- la Ricerca e Sviluppo focalizzata sul mercato Telco
- la forte dipendenza da Cisco
- la Banda Ultra Larga con soli due clienti, incerti e incostanti
- la forza lavoro sovradimensionata
Il Piano Industriale prevede
azioni per risolvere tali criticità, quali:
- la ricerca di nuovi clienti
- un catalogo prodotti e soluzioni con margini più elevati, diversificato e con tecnologie non esclusivamente Cisco
- partnership con altri fornitori (e relative certificazioni)
- la Ricerca e Sviluppo focalizzata su nuovi ambiti al di là del mondo Telco
- la riduzione del costo del lavoro
Le linee di offerta
innovative per Italtel riguarderanno: Cloud, Cybersecurity, 5G, IOT, Analitycs
& Automation. In più, le capacità di progettazione per la Banda Ultra Larga
dovrebbero essere proposte ad altri operatori e clienti all’estero. Si prevede
inoltre un ricambio del personale con l’ingresso di nuove risorse.
Quello che non è stato
esplicitato e non è chiaro è come realizzare tutto ciò.
Con quale organizzazione?
Dallo scorso anno siamo
fermi alle 3 BU e a una TU, con la sola ufficializzazione dei primi livelli.
Cosa si è deciso rispetto alle aree e ai gruppi sottostanti? Quali competenze, quali
funzioni, quali mandati hanno? In quale flusso aziendale si collocano e come si
relazionano fra loro?
Attualmente le 3 BU sembrano
impostate come tre aziende separate, verticalizzate, ognuna con un proprio
bilancio e una supposta autonomia operativa. In realtà non è così e
informalmente i lavoratori e alcuni responsabili provano a colmare le mancanze
di competenze, di conoscenze e di risorse della propria BU cercando collaborazione,
ove possibile, con i lavoratori di un’altra.
L’ultimo grosso punto
riguarda il numero di lavoratori che per l’azienda risulta sovradimensionato.
Italtel
ha confermato i 200 esuberi nonostante le numerose e significative uscite da
lei stessa dichiarate. Di questi 200, 57 sono considerati pensionabili mentre i
restanti 143 saranno esuberi da gestire in vario modo; su questi argomenti la
discussione dovrà riprendere a breve con la premessa dichiarazione aziendale
che si utilizzeranno strumenti non traumatici.
In breve, l’azienda vorrebbe affrontare gli esuberi con:
- ricollocazione interna in altri ambiti
- formazione su nuovi filoni tecnologici e certificazioni su nuovi partner commerciali
- ricollocazione verso altri partner commerciali
- outplacement con percorsi formativi, con la partecipazione di organi pubblici istituzionali, per intraprendere nuovi lavori o attività
- incentivi per uscite volontarie
Il Piano Industriale prevede
uno “svecchiamento” (l’età media è di 52 anni) e per il 2026 un assestamento a
850 dipendenti e un piano assunzioni nell’arco dei primi tre anni di 115 profili.
Per quanto riguarda i dati
economici è previsto un costante aumento del fatturato e dei margini con la
contestuale riduzione del costo del lavoro.
Non
vi sarà immissione di liquidità da parte degli azionisti: Italtel dovrà trovare
un equilibrio finanziario in modo autonomo.
Dopo l’incontro del 3 agosto
si è avuto quello del 5 agosto, in call con il Ministero del Lavoro e il MiSE,
fra HR Italtel, il Coordinamento FIM-FIOM-UILM Nazionale Italtel e le RSU
Nazionali Italtel per discutere della richiesta di CIGS, avanzata da Italtel,
per il periodo settembre 2022 - marzo 2023.
È
stata una discussione molto difficile con rigidità da parte aziendale; è
importante che come Sindacato si sia riuscito a fissare dei limiti sulla
percentuale massima di CIGS e a ottenere una verifica mensile della CIGS
applicata dall’Azienda. Questo anche in previsione della
discussione sulla gestione degli esuberi e sulle uscite che dovremo affrontare
a breve.
Per quanto riguarda la CIGS,
l’accordo che si è raggiunto prevede le sottostanti percentuali medie,
raggiungibili per area, e il carico massimo per singolo lavoratore; tali
percentuali sono da intendersi come limiti massimi se le attività o la
situazione Italtel non dovesse essere in linea con quanto previsto nel Piano
Industriale.
Una nota particolare
riguarda la UBB la cui percentuale di CIGS potrebbe aumentare di molto se non si
conseguiranno commesse per la cablatura delle cosiddette Aree Grigie.
Area |
Perc. media area |
Perc. massima individuale |
Staff
CEO |
18,50% |
28,00% |
Internal
Audit & Compliance Office |
18,50% |
28,00% |
Human
Resource & Organization |
18,50% |
28,00% |
Chief
Financial Office |
18,50% |
28,00% |
Pertnership,
Technology & Communication |
18,50% |
28,00% |
Offering
& Project Management |
18,50% |
28,00% |
BU
Private & Public Sector |
13,90% |
23,00% |
BU
Telco Media & Cloud Provider |
23,10% |
32,00% |
TU
Open Network & Platform |
30,00% |
35,00% |
Service
Center |
69,00% |
69,00% |
Ultra
Broad Band |
18,50%
-> 50,00% |
28,00%
-> 60,00% |
Non
abbiamo ottenuto per la CIGS la piena maturazione dei ratei (ferie, PAR,
tredicesima) per cui i ratei mensili verranno riproporzionati in base alla
quantità di Cassa effettuata. L’azienda si è però impegnata ad anticipare gli
importi INPS della CIGS.
Nell’incontro abbiamo più
volte ribadito l’eccessiva percentuale di CIGS (soprattutto riguardo al Service
Center) che, oltre a pesare economicamente sui lavoratori, rischia di
immobilizzare l’azienda anche in prospettiva di una ripresa del numero di
ordini e di contratti attesi (normalmente aumentano a fine anno).
Si
è anche fatto notare che ridurre drasticamente e in tempi rapidi l’organico
senza una necessaria ridistribuzione delle attività e delle conoscenze, impoverisce
l’operatività di Italtel; anche la dichiarazione positiva di
assunzioni di giovani nuove figure rischia di essere inutile se non accompagnata
da periodi di affiancamento con il personale in organico, portatore di
conoscenze e know-how consolidato. In parole povere, serve un ricambio che
arricchisca il patrimonio di competenze Italtel ma deve essere fatto in modo
mirato e in tempi adeguati senza sguarnire le aree, mettendone a rischio l’operatività.
Ci saremmo aspettati, e abbiamo chiesto, un segnale da parte aziendale di cambiamento e rilancio che potesse essere colto dai lavoratori, ma la richiesta dell’ulteriore CIGS (al pari della dichiarazione di esuberi), è un segnale di amara continuità con la storia degli ultimi 10 anni di Italtel.
Nel Piano Industriale l’A.D.
ci ha illustrato quanto descritto in questo comunicato, con un’esposizione
dettagliata su fatturati, margini, che la nuova Italtel realizzerà.
A
nostro avviso, da parte del management manca del tutto la valutazione di quanto
una forza lavoro motivata, non sottoposta a cassa integrazione, non definita
“vecchia” o in esubero, possa rendere.
La sensazione è di uno
scollamento fra i vertici Italtel e i “piani bassi”, come se i primi non
fossero consapevoli del clima di sfiducia, disillusione, della propensione ad
andarsene (le continue dimissioni sono un segnale preoccupante), che vivono i
secondi. È realistico pensare di raggiungere gli obiettivi del Piano
Industriale in un contesto lavorativo simile?
Serviva, serve, maggior
coraggio nel prospettare il futuro della “nuova Italtel”, partendo dalla
valorizzazione delle persone e non dalla riproposizione degli ennesimi
sacrifici, unica certezza nel presente. Sul futuro, come si dice, chi vivrà…
Coordinamento
RSU Italtel
15
settembre 2022
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